IL GIORNALE DELL’OLTREPO’, MARZO 2005 – di Antonella Castellazzi Ferrari

L’incontro con il diverso

“Il Ciclope” di Bruno Civardi presentato in anteprima

“Anteprima del Ciclope” ha presentato al liceo di Broni il nuovo lavoro teatrale scritto e diretto dal prof. Bruno Civardi e recitato dagli studenti. La pièce verrà rappresentata nel prossimo mese di aprile al teatro De Tommasi di Broni e successivamente al Fraschini di Pavia. Durante l’ultima cogestione ne è stato dato un saggio, attraverso alcune scene gustosamente recitate e cantate dagli studenti. L’opera è liberamente ispirata all’unico dramma satiresco che ci è giunto dalla Grecia antica, “Il Ciclope” di Euripide. Bruno Civardi lo propone in una veste completamente nuova, che, avvicinati gli studenti alla cultura teatrale greca e svolto così il compito di insegnare loro una pagina importante di letteratura classica, lo arricchisce di personaggi inediti, dotati di uno spessore psicologico e sociale che l’originale non presentava.

“il dramma satiresco – ha spiegato Civardi – è la terza forma di teatro, accanto a tragedia e commedia, che la Grecia antica ci ha tramandato attraverso il teatro latino prima e quello rinascimentale poi. La sua caratteristica era la presenza costante sulla scena di un coro di satiri, creature per metà umane e per metà caprine, appartenenti al seguito di Dioniso. Inizialmente essi erano inseriti anche nella tragedia, ma vi furono poi aboliti con il disappunto del pubblico di campagna, legato alle tradizioni, che li reclamò a gran voce. Così un certo Pratina di Fliunte li ripropose, inventando il genere satiresco, che divenne autonomo. Noi non abbiamo riproposto “Il Ciclope” alla lettera anche perché sarebbe stato imbarazzante e fuori luogo, dal momento che i satiri, dovendo esprimere un’idea pagana e dionisiaca del mondo, si presentavano in scena perpetuamente ebbri e sessualmente eccitati. Abbiamo pensato allora di ingentilire un poco l’opera, trasformandola in una favola mitologica con tematiche e personaggi nuovi. Ad esempio, i satiri sono stati sostituiti da un gregge parlante, reso semiumano grazie a un incantesimo; anche Polifemo è stato tratteggiato secondo un profilo psicologico differente rispetto al tipo euripideo”. Il racconto si ispira (già in Euripide) alla vicenda narrata nell’Odissea; ma si arricchisce dunque di alcune novità civardiane, sia nello studio dei personaggi sia nel messaggio conclusivo. Interessanti alcuni inserimenti di brani musicali, di Lucio Dalla, della tradizione popolare e dialettale, di un poemetto di Ugo Magnani, nonché di varie battute e gag. Bravi gli attori, attenti ai tempi, ai ritmi e alla mimica, talora deliziosamente ammiccante. Incuriosirà la doppia conclusione, o meglio i due diversi modi di concepire il finale, di gusto decisamente contemporaneo.