Il teatro a scuola

La letteratura non è fatta solo di date e nozioni. E’ necessario leggerla, e spesso commentarla in profondo, per coglierne l’autentico valore. Ma talvolta neppure questo sembra sufficiente. Allora, per comunicarla davvero e farla vivere più intensamente (e piacevolmente) a quegli studenti che siano disposti all’avventura dell’arte ed al cimento del palcoscenico, i docenti del nostro Liceo hanno escogitato laboratori di scrittura creativa e di recitazione, giungendo ad allestire negli ultimi tempi spettacoli sempre più complessi e impegnativi.

Il Sangue della Madre

da Coefore, di Eschilo

2011 – 2012

Il Re e il Dio

da Baccanti, di Euripide

2009-2010

Premiato con Targa della Città di Broni e con Pergamena della Città di Stradella. Quinto classificato al Concorso “M. Mazzella – Per una drammaturgia giovane”, Roma 2011.

O bella età dell’oro

da Aminta, di Torquato Tasso

2007-2008

Partecipa al Gemellaggio Estense Broni-Ferrara ed è premiato con Targa ricordo della Città di Broni

Le Troiane

ovvero la voce delle Vittime

da Euripide

2006-2007

Spettacolo segnalato al Festival di Lovere e premiato con Targa d’argento della Città di Stradella.

Il Ciclope

da Euripide

2004-2005

Targhe della Città di Broni e dell’AVIS. Testo vincitore del Secondo Premio “Borgo degli Artisti-Calendimaggio”, Milano

Aulide. Ultimi aggiornamenti sul caso Ifigenia

da Euripide

2002-2003

Targa della Città di Broni. Testo vincitore del Primo Premio “Borgo degli Artisti”, Milano.

Orfeo ed Euridice

da A. Poliziano

2000-2001

Targa ricordo della Città di Broni

L’amore universale

ovvero dal Vangelo secondo Chiara e Francesco

1999-2000

Viene fondato e attivato il Laboratorio Teatrale, che inaugura la sua attività realizzando lo spettacolo di prosa, poesia, canto e danza

Scarica il testo dell’opera

Recital di poesia dialettale italiana

S’era vûn che in diâlât parleva no

1997-1998

Il Papa Angelico

1994-1995

Testo drammatico scritto da alcuni studenti e presentato al Concorso Internazionale di Sulmona (AQ) sul tema “Celestino V a scuola, a scuola di Celestino V”. Primo Premio. Rappresentato a Sulmona a cura degli studenti del Liceo Scientifico locale.

Fare teatro

Fare teatro ha come obiettivo principale il potenziamento della personalità, attraverso lo sviluppo dei suoi aspetti creativi e relazionali. Ciò avviene soprattutto mediante il lavoro dell’attore-persona su sé stesso, durante la pratica di laboratorio.Ogni individuo possiede infatti una propria pre-espressività, che lo caratterizza in modo profondo e specifico, benché non tutti abbiano piena consapevolezza della sua esistenza, e tanto meno della sua importanza. Per questo il teatro si incontra con la pedagogia, in particolare nel momento in cui esso pone al centro la persona e la fa crescere lungo un percorso, necessariamente individuale, ma che pure è inscritto entro un contesto condiviso: si tratta infatti di trovare ciascuno una propria armonia, ma all’interno di una armonia del gruppo.

L’attività teatrale diventa così un processo educativo, di scoperta di sé e degli altri, dal momento che implica un lavoro del soggetto su di sé e con gli altri. L’individuo scopre il proprio essere attore (ed anche persona più interessante, ricca, nuova, irripetibile), ma dentro un progetto plurale, fondato sopra una disciplina collettiva. Il teatro è un efficace mezzo di educazione per il fatto che coinvolge l’individuo intero, con i suoi sentimenti e pensieri, con la sua umanità e i suoi valori, ma anche con la sua fisicità, il peso del suo corpo. E poi con la sua socialità, naturale e spontanea. Il tutto deve però avvenire nella dimensione della relazione: come occasione di conoscenza e conquista di sé, ma insieme di costruzione di rapporti volti a stimolare la conoscenza reciproca, l’identità di gruppo.

Chi guida un laboratorio teatrale fornisce in principio molte spiegazioni e dà suggerimenti in abbondanza; ma ad un certo punto – quando percepisce che i suoi attori o “apprendisti stregoni” hanno finalmente incontrato il personaggio che sta nascendo in loro ed hanno siglato il tacito patto di collaborare e dar vita insieme a quella vicenda – allora lascia che continuino quasi da soli nel cammino di perfezionamento, certo che ormai essi si sentono il teatro nelle viscere e che sapranno tirar fuori tutto ciò che sta dentro di loro. L’atto maieutico è realizzato e nessuno lo fermerà più …

A teatro c’è la divisione fra il mondo reale (il pubblico) e quello immaginario (il palcoscenico). Ma tale divisione non è affatto netta, perché il secondo è spesso una proiezione del primo, e perché fra attori e spettatori vige una osmosi continua. Gli spettatori entrano nel dramma recitato partecipandovi emotivamente e in qualche modo condizionandone la stessa esecuzione. Il teatro vuole infatti l’attore vivo, che parla ed agisce scaldandosi al fiato del pubblico; vuole lo spettacolo senza la quarta parete, vuole l’attore che ogni volta rinasce, vive e muore di nuovo, fortificato dal consenso o combattuto dalla ostilità degli spettatori, sempre partecipi, nel bene o nel male. Ma, in particolare, il rapporto dell’attore con il pubblico trova il suo fondamento e le sue leggi nell’impulso della esibizione. L’attore deve sentire il proprio pubblico, senza tuttavia farsi condizionare da esso oltre il giusto limite. E’ lui che si esibisce.

Più direttamente, lo spettatore ricerca l’altro, l’essere umano; vuole ascoltarne una confidenza, che si illude sia solo per lui. Lo spettacolo unisce quindi, sempre e comunque, persone a persone, fa sorgere un senso di partecipazione, di comunione, come in un rito sacro. Il teatro mantiene ancora qualcosa delle sue origini religiose …